novembre 10, 2013

Due cornetti col cioccolato

E ora che il sole spunta dalla notte passata in bianco, di lei gli restano solo l’accendigas che le aveva comprato perché le sue dita non avessero a bruciarsi, certe facce buffe con l’occhiolino e un rid della Tre sul conto corrente per pagare il Galaxy S3 che le ha regalato. Del proprio, invece, gli rimangono duecentotrenta euro in tasca ai jeans nuovi, un paio di scatolette di tonno nella dispensa, il sombrero che hanno comprato sulle Ramblas di Barcellona, lo stendipanni aperto al centro della stanza pieno di mutande e giusto quattro cocci da raccogliere sul pavimento.

L’orologio segna ancora le 5.45 e nessuno gli vieterebbe di starsene ancora un tot a godersi il fresco del ventilatore, prima d’alzarsi per un altro giorno di lavoro. E invece infila le zampe nelle infradito e le cuffie nelle orecchie e s’affaccia al balcone per veder uscire il vicino col trattore, che ogni giorno di ogni maledetto anno di vendemmia lo incontra al panificio e lo saluta con un vigore manco fosse in piedi da un secolo e, stamattina, pensa, stamattina invece sarà più sveglio lui, che se è per quello ancora non s’è manco addormentato.

E già a inizio giornata l’umidità dell’afa della Sicilia d’agosto gli entra nel torso nudo, e lui allora si mastica una porzione di tabacco con un pugno appoggiato sulla guancia. La scena è uguale spiccicata alla prima volta che sono usciti e l’aspettava sotto casa perché aveva fatto tre quarti d’ora d’anticipo, mentre s’ascoltava a palla l’unplugged dei Nirvana. Solo che quella volta che non sapeva cosa aspettarsi era finita aggrovigliati coi sedili della Punto tutti giù, e invece oggi sa già che per tutto il giorno gli tocca un caldo d’inferno e il mosto che gli colando gli s’incolla addosso mischiandosi al sudore. Ma intanto il vicino trattorista è uscito di casa.

Che quattr’anni son quattr’anni e lui ci pensa a ogni singola fetta biscottata che inzuppa nel latte, che non è come lo stesso giorno dell’anno prima che a quell’ora facevano colazione insieme nel paese deserto. L’alba era sorta da dietro il castello, i cornetti profumavano di cioccolato vero e l’umidità era rugiada sui vetri delle auto parcheggiate. Ma è ora di preparare la roba da mangiare e di infilarla nello zaino. Il prosciutto cotto, c’è. Il tonno, presente. Una merendina dolce, tiriamo dentro anche quella. E vabbè, allora cosa vuoi dirle se mi ha lasciato, pensa, quell’altro ha un Mercedes coi fari tondi e a me invece mi tocca vendemmiare e guarda che pranzo del cazzo.

Le sei e mezza sono appena passate, gli altri tutti addormentati guidatore compreso, lui sul lato passeggero, sveglio non aspetta altro che di scendere per prendere i panini. E lo vuole lì, l’uomo del trattore, e lui farsi trovare con gli occhi belli aperti almeno una volta nella vita. Ma invece non c’è. Stamattina non c’è. “Otto panini”, dice alla commessa, inguardabile nel suo sguaiato grembiule rosa, e lei comincia a ficcarli nel sacchetto e intanto “Ciao Piero!”

E allora lui si gira e se lo trova lì consumato di discoteca, il tizio del Mercedes coi fari tondi, un paio di Lacoste bianche ai piedi, la giacca scura sulla camicia bianca, i capelli sfatti coi Ray Ban sopra e “ciao bellissima, due cornetti col cioccolato, per piacere”. Lui acchiappa i panini con un gesto di trance e corre fuori, quasi scappa, e per forza di cose se la trova appoggiata al macchinone in un vestitino nero con le paillettes, che dello chignon ormai le è rimasta solo una matita in mezzo ai capelli quasi sciolti.


E vorrebbe cancellare tutto insieme, e l’accendigas e il sombrero e soprattutto quel maledetto rid, ma come si fa se già salendo in macchina non riesce a smettere di immaginarseli aggrovigliati coi sedili della Mercedes tutti giù. Qualcuno gli strappa di mano i panini e la macchina riparte, proprio mentre l’uomo appena sceso dal suo trattore, passandogli davanti, lo saluta proprio come ogni giorno. E lui ancora non lo sa, ma questa scena della mattina alle sei e mezza starà lì tutta la vita, a sbucare ogni tanto nella sua testa per urlargli che della vita non ci ha capito veramente un cazzo.