novembre 13, 2012

Due o tre cose che so di lei


Ho ascoltato Giuseppe Tornatore, un bravo regista, dicono che si farà, al FilmFestival di Taormina nel 2008. Ci raccontò che ogni volta che vede una persona crea con l’immaginazione una storia per lei: chi è, dove va, con chi sta e perché, se avrà pagato o no il fiorino che le spetta. Bellissimo, pensavo, lo faccio sempre anch’io. E adesso ho preso lo stesso vizio partendo dai profili di Fb. Ecco qua, allora, le due o tre cose che so di lei.

Le piacciono il blu, l’arancione, la seta e il cotone,

i bastoncini di cioccolato e lo zucchero filato, gli aghi di pino e il cielo stellato.

E i capelli mossi, i gomitoli rossi, guidare sui fossi, gli alberi spogli e il rumore dei fogli,
il vento che soffia dietro le spalle e dalla cima guardare a valle.

Le vecchie foto e i fiori di loto e forse un po’ anche il passato remoto, qualche scrittore non proprio noto… ah sì! anche la N che sta per azoto.

Le farfalle più colorate, i racconti con le fate, la passata di verdure e certe notti con certe paure.

Le piacciono un botto i lampioni in cortile, i vecchi dischi di vinile, lo sbattitore per la panna montata, 
lo zucchero a velo sopra il pandoro, gli occhi bendati, la caccia al tesoro.

La frutta fresca, l’albicocca e la pesca, Bacardi Lime, Sex Crimes (ma solo il primo), Time per la copertina, gli occhioni dolci di una bambina.

Stormi di uccelli, cere e acquerelli, una fogliolina in mezzo ai capelli.

Il barbecue, “non ne voglio più!”, gli aperitivi e le festicciole, le sale ricevimenti, il sindaco Renzi, le spiagge bianche, il sombrero gigante, l’imponenza dell’elefante.

Le piace se l’acqua le bagna i piedi, trine merletti e vecchi rimedi, sotto al piumone quando fa freddo, la tv accesa se sta dormendo. Uscire di casa se c’è bel tempo, il fiordilatte, la Cinquecento, un pranzo leggero, un’occhiata distratta, un poco poco chi si arrabatta e, spero proprio, la gente un po’ matta.

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