Ho ascoltato Giuseppe Tornatore,
un bravo regista, dicono che si farà, al FilmFestival di Taormina nel 2008. Ci raccontò
che ogni volta che vede una persona crea con l’immaginazione una storia per
lei: chi è, dove va, con chi sta e perché, se avrà pagato o no il fiorino che
le spetta. Bellissimo, pensavo, lo faccio sempre anch’io. E adesso ho preso lo
stesso vizio partendo dai profili di Fb. Ecco qua, allora, le due o tre cose
che so di lei.
Le piacciono il blu, l’arancione, la seta e il cotone,
i bastoncini di cioccolato e lo zucchero filato, gli aghi di
pino e il cielo stellato.
E i capelli mossi, i gomitoli rossi, guidare sui fossi, gli
alberi spogli e il rumore dei fogli,
il vento che soffia dietro le spalle e dalla cima guardare a
valle.
Le vecchie foto e i fiori di loto e forse un po’ anche il
passato remoto, qualche scrittore non proprio noto… ah sì! anche la N che sta
per azoto.
Le farfalle più colorate, i racconti con le fate, la passata
di verdure e certe notti con certe paure.
Le piacciono un botto i lampioni in cortile, i vecchi dischi
di vinile, lo sbattitore per la panna montata,
lo zucchero a velo sopra il
pandoro, gli occhi bendati, la caccia al tesoro.
La frutta fresca, l’albicocca e la pesca, Bacardi Lime, Sex Crimes (ma solo il primo), Time per la copertina, gli occhioni dolci di una bambina.
Stormi di uccelli, cere e acquerelli, una fogliolina in
mezzo ai capelli.
Il barbecue, “non ne voglio più!”, gli aperitivi e le
festicciole, le sale ricevimenti, il sindaco Renzi, le spiagge bianche, il
sombrero gigante, l’imponenza dell’elefante.
Le piace se l’acqua le bagna i piedi, trine merletti e
vecchi rimedi, sotto al piumone quando fa freddo, la tv accesa se sta dormendo.
Uscire di casa se c’è bel tempo, il fiordilatte, la Cinquecento, un pranzo
leggero, un’occhiata distratta, un poco poco chi si arrabatta e, spero proprio,
la gente un po’ matta.
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