Lo
sai che esiste una cosa che si chiama “gioco del facciamo” e che una volta ha persino deciso una finale di coppa del mondo?
Allora
facciamo che tu eri meravigliosa nei tuoi capelli ricci lunghissimi e nel tuo
naso appuntito, nella tua espressione furba e nelle tue gambe diritte, nel tuo
camminare a testa alta senza guardare nessuno come avessi addosso un paraocchi.
Facciamo perciò che, come tutte le ragazze appena appena carine, avevi frotte
di ammiratori appresso, uno più muscoloso e più simpatico dell’altro, e tutti
quanti così ironici che come una volta Monicelli ti viene da pensare “Ma
ironici di che?”.
A
questo punto facciamo che, chissà perché (ma io lo so, il perché), tu di tutto
questo non eri affatto contenta, tu con la tua vita e le tue inibizioni da
ragazza perbene, con la tua insofferenza per tutte queste battute già sentite,
con l’illusione che celavi anche (principalmente) a te stessa di un principe
della tonalità di azzurro che preferisci.
Facciamo
poi che una sera mi ritrovo per caso con uno del tuo codazzo, facciamo magari
che è il meno muscoloso e simpatico di tutti, facciamo che finisce che ce ne
stiamo una mezz’ora a parlare del più e soprattutto del meno e che poi ce ne
torniamo a casa più contenti di non essere soli, che mal comune è sempre mezzo
gaudio almeno un po’, facciamo che ogni tanto ci sentiamo e ci consoliamo a
vicenda con l’impressione che quando parliamo ognuno non stia ascoltando solo
se stesso.
Facciamo
infine che oggi ti sento più sfuggente del solito, che hai tradito la mia
fiducia (”anche tu”, starai pensando) e che hai paura che ce l’abbia con te per
questo. Facciamo che io non ce l’ho mica con te, che lo capisco che vendere
qualcosa di se stessi, ogni tanto, è quasi inevitabile.
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