Per
cominciare, vorrei dire l’unica cosa che mi spinge a scrivere questo post: NO
ai concorsi di bellezza. Di qualunque provenienza, durata, ordine o grado essi
siano, no. Poi sarò anche un solone, chiaro, ma non c’è prospettiva da cui
guardarli, approccio con cui porsi, senso alla loro esistenza che trascenda il
mio giudizio morale di condanna profonda e totale per questa forma di
spettacolo ridicola.
A dir
qualcosa sull’argomento pensavo da un sacco di tempo, me ne dà l’occasione oggi
il fatto di aver assistito a una di queste pagliacciate qualche sera fa. Il
titolo era Indossatrice d’Italia o
qualcosa di simile, lo presentavano due tizi che urlavano come ossessi, lui a
quanto pare dipendente di un ufficio postale prestato alla pantomima, lei ex modella
riciclatasi alla conduzione di serate.
Il circo
prende inizio con una prima comparsa delle miss, che si materializzano in
costumi da bagno supersuccinti e scialano noi ammirati spettatori con un’andata
e ritorno dalla passerella tette e natiche al vento. Tutte con il passo deciso
e lo sguardo verso l’infinito, queste ragazzine, quindici anni la più piccola e
ventiquattro la più grande, che pare quasi che nella vita abbiano sempre e solo
camminato di fronte a gente che la fissa con la bava alla bocca.
Ciascuna
delle ragazze deve poi presentarsi, e non appena aprono bocca a me viene quasi
nostalgia di quando passeggiavano. Almeno, stavano zitte. Dalle loro bocche
esce un guazzabuglio di banalità imbarazzanti, ce ne fosse una che si salva. E una
sogna di sfondare nel mondo della moda, l’altra vuol fare la stilista,
quell’altra la fisioterapista, poi c’è quella che ama tanto il suo ragazzo che
è nel pubblico e vuol proprio dirglielo. Ah, poi c’è sempre lei, che invece non
ci tiene proprio a questo concorso, è qui solo per divertirsi, ci mancherebbe.
E infine, assoluta primizia di questi tempi di crisi, c’è quella che non ha
passato il concorso e allora le andrebbe bene anche il mondo dello spettacolo.
Non ci posso fare niente, la prima cosa che mi viene in mente è quel pezzo
degli Articolo 31, e capisco perché lui vuole una lurida.
[…] ‘ste tipe son tutte uguali
la mattina fanno cyclette
le gambe le radono con il Gillette
fanno diete da malato di diabete
facce lampadate con le gonne attillate
E la serata
va tutta avanti così, tra sfilate e balletti più o meno dementi, senza contare
le battute brillanti dei due conduttori, simpatici come le briciole sul letto,
che non smettono di ricordarci quante porte si possono aprire per chi uscirà
vincitrice da questa serata. Sale sul palco persino il sindaco, a ricordarci
l’impegno dell’amministrazione comunale per questa manifestazione.
Improvvisamente, mi sento invaso da brividi e voglia di pagare le tasse.
Cazzate a
parte, non riesco a smettere di chiedermi come sia possibile, nel 2013, andare
avanti con storie come questa, donne come semplici oggetti che par di stare in macelleria
con la carne esposta, e i due tizi non son altro che degli imbonitori buoni a
venderne il più possibile: “guardate che belle cosce ha la 15, signori!, o
preferite forse il petto della 17?, proprio roba di primissima scelta,
nevvero?”
Premiazione, finale,
applausi per tutti. Tristezza infinita.
Nessun commento:
Posta un commento