E insomma sono lì disteso a quattro di bastoni in spiaggia
con l'asciugamano bella che rivolta al sole, è una mattina di giugno ma il
caldo ci sta già dando dentro, quando m'arriva 'sta chiamata da numero
sconosciuto.
Io rispondo pronto e lei si presenta, Martina, con questa
voce nasale e l'affanno notevole di una che, proprio in quell'istante, il mondo
ce l'ha tutto sulle spalle. Mi ricorderò, Martina è certa, che l'anno scorso ho
fatto le selezioni per animatore nei soggiorni di vacanza per ragazzi.
Ma sì che mi ricordo, Martina, e allora? Allora avremmo
pensato a te per una partenza dalla Sicilia in Puglia, che ne diresti? M'hai
preso davvero alla sprovvista, le faccio io. Ed è vero, come no, tanto che
rimango lì intontito e zitto e a quel punto me la sento sospirare nel telefono,
Martina, e poi d'un colpo sbuffare e attaccare con questo tono da piagnona:
"E dai, non mi dire di no pure tu che stiamo messi malissimo quest'anno,
cosa dico ai ragazzi, che dobbiamo rinviare la partenza?"
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Non ti offendere, Martina, ma non è che me ne fregasse
qualcosa dei tuoi problemi, è solo che avevo sognato la mia estate e da sognare
non c'era niente, così alla fine a dirti di sì non c'è voluto molto, giusto il
tempo di ficcare il libro di Tondelli nello zainetto e partire in treno per
Agrigento.
Due ore di viaggio, Martina. E poi altre dodici d'autobus
fino alla Puglia che mi sembrava di non arrivare più. Ma era solo perché non
sapevo cosa m'aspettasse al ritorno, che con lo sciopero dei traghetti a
Messina ce n'abbiamo messe venti, di ore, e ho perso l'ultimo treno per
arrivare a casa e adesso per il prossimo tocca aspettare l'alba in questa
piazza rotonda di Agrigento.
Eppure, Martina, con queste due settimane m'hai proprio
svoltato l'estate. E le serate coi maschi vestiti da femmine e viceversa, e in
autobus tutti a sgolarci con le lagne di Tizianoferro, e il torneo a beach
soccer sulla spiaggia che i miei l'hanno vinto all'ultimo minuto e avresti
dovuto vederlo quando mi sono saltati addosso per festeggiare, che mi s'è
spaccato un labbro e m'han dovuto dare tre punti.
E poi quell'altra volta che siamo finiti a parlare di musica
e quelle due mocciosette m'han dato una lezione che me la ricorderò. Ah,
Martina, e che figata vederle nascere, quelle storie d'amore che a tredici anni
non è più il tempo delle mele e ne sapevano più di me, e allora passare la
notte nei corridoi per evitare che s'accoppiassero, che l'ultima mattina son
stati dolcissimi e m'han portato anche il caffè.
No, tutto bellissimo, Martina, ti chiamavo a quest'ora di
sera solo per domandarti se posso tenerla una delle magliette che m'avete dato
come divisa. Anche perché sai, Martina, sarebbe inutilizzabile ormai che l'ho
tutta riempita con le dediche dei miei ragazzi.
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