maggio 09, 2012

Non è mica da questi particolari


Bucarest, ultimo atto dell’Europa League. In campo ci sono Atlético Madrid e Athletic Bilbao e l’hanno detto un po’ tutti che è la finale degli spagnoli poveri, quelli che non si chiamano Real né Barcellona. Però se ci pensi gli uni sempre dalla capitale vengono, e pure gli altri, come i catalani, sono separatisti mica da ridere, anzi nella loro rosa se non sei basco non ti ci vogliono proprio.

Insomma, la partita comincia e i madridisti sembrano molto più a loro agio, giocano sciolti e quell’Arda Turan all’ala sinistra dà qualche saggio del campione che sarebbe potuto diventare non si fosse perso per strada. Il Bilbao invece parte impacciato, e il cronista, che per esso fa il tifo, ne attribuisce la ragione a quest’orrenda casacca vede che sembra messa lì apposta a ricordare l’importanza nonché la bellezza di indossare i propri colori sociali. Ma stasera non si può, ché il biancorosso l’ha portato via il Madrid.

Pronti via e Falcao, il fromboliere dell’Atlético, ci spiega perché l’hanno pagato una quarantina di milioni di euro. Decentrato sulla destra dell’area di rigore avversaria, fronte a fronte col suo marcatore, rientra sul sinistro e indovina il giro all’incrocio dei pali più lontano. Sette minuti e il colombiano s’è già assicurato per la prossima stagione un posto in uno dei top team europei, mentre il suo tecnico Simeone, uno che Lo Monaco a Catania aveva salutato senza tanti complimenti, può ben esultare nel suo total black in panchina.

Io me la godo così, sperando che i baschi punti nell’orgoglio tirino fuori il bel gioco di tutto l’anno e si aggiudichino il trofeo in palio, ma mi tocca restare deluso. Certo, Muniain è il solito folletto ed è imprevedibile quando tocca palla, ma un’azione non si riesce proprio a imbastirla e, in più, diversi errori in disimpegno aprono praterie nelle quali Falcao e suo compare Diego (altro scarto della serie A) s’inseriscono spesso, volentieri e pericolosamente.

Tanta grinta e tanta confusione fino alla mezz’ora, poi c’è l’ennesimo svarione, stavolta di tale Amorebieta, giusto al limite della propria area; Arda Turan ringrazia e mette in mezzo, dove il solito Falcao manda giù il suo marcatore con una finta e poi segna ancora. Nel suo delirio, Bruno Longhi, scadente ma tutto sommato meglio di certi esaltati (ehi, a proposito di telecronisti date un orecchio a Lollobrigida), parla di due invenzioni di Falcao che stanno decidendo la partita.

Io sarò incompetente, ma avrei visto una gran prestazione dell’Atlético in termini corali, una squadra bravissima ad aspettare l’avversario nella propria metà campo, compatta nel resistere ai suoi attacchi e pronta a ripartire sfruttando un attacco davvero di buon livello, con il già citato Arda Turan, Diego e questo Adrian López che è di sicuro la più grossa sorpresa di stasera, ma forse lo è solo per me (mi dicono dalla regia che avesse vinto la scarpa d’oro all’Europeo under 21 dello scorso anno).

Il secondo tempo promette scintille, El Loco Bielsa s’inventa un paio di cambi e io mi aspetto che voglia dimostrarmi perché in Europa lo vogliano tutti, o almeno così pare. A confermare l’impressione ci sarebbe uno spunto del solito Muniain dopo appena trenta secondi, ma per il resto è calma piatta, l’Athletic attacca annaspando e il Madrid controlla comodamente con due dita sul trofeo (Mancini copyright). Il primo tiro della ripresa, bontà loro, si vede al 68’ ed è un destro al volo del basco Ibai Gómez. Alto.

Va avanti così per un pezzo, e la speranza di conquistare la vecchia UEFA tramonta lentamente per i pirenaici e anche per me, che sinceramente mi auguravo la vittoria di una formazione protagonista di un gioco spumeggiante per tutta la stagione e soprattutto autarchica quasi totalmente. Sarebbe stato il trionfo di un’intera comunità, di cui una volta tanto anche gli stessi calciatori fanno parte, tanto da sentir dire con tono sognante a un tifoso in un’intervista del pre-partita che “è possibile incontrarli per strada, parlare con loro”. E invece niente.

L’assalto finale è improduttivo, per il Bilbao ci prova un paio di volte il terzo attaccante Susaeta (della prima punta Llorente, stasera neanche l’ombra) ma è bravo anche Courtois, il portiere dell’Atlético; Falcao fa ancora in tempo a colpire un palo prima che Diego metta dentro il 3-0 con un diagonale da dentro l’area, dopo averne seminati un paio. È finita, Atlético Madrid campione. Auguri.

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