Perché più prima che poi un pezzo sulle elezioni bisognava
scriverlo, ma di chiamarla politica non me la sento, ché i patrioti del Risorgimento
o della Resistenza comincerebbero a rivoltarsi nella tomba come trottole. E perché
la Festa del 3 Maggio incombe, pronta a monopolizzare ogni discorso. Un caso ma…
che a qualcuno convenga così? In ogni caso, a Calatafimi saranno le prime
amministrative di mia memoria per le quali, almeno nell’ultima settimana che le
precede, non si parlerà come al solito dell’operato del sindaco uscente.
D’altra parte, mi dispiace che questo accada proprio per una
giunta che, a mia opinione, s’è caratterizzata per un immobilismo anche
superiore alla precedenti e di cui comunque, a bocce ferme, mi sento di apprezzare
solo il lavoro che è stato fatto sullo smaltimento dei rifiuti (senza voler
fare il chissà chi, ma nel 2008, in tempi del tutto non sospetti, avevo
pubblicato un articolo su Comunità
proprio sull’argomento, firmato insieme con due amici anche loro non
politicanti). Questo traguardo non mi sembra affatto da poco, non per niente è
arrivato il premio Riciclone con tutti gli annessi e connessi del caso, ad
esempio il fatto che venga ricordato ad ogni occasione utile e naturalmente lo farei
anch’io, se non avessi altro da mostrare. Però lo ascriverei più alla buona
volontà di un assessore che ha lavorato positivamente che a un piano preciso di
sviluppo.
Ora, io a Calatafimi ho passato davvero poco tempo e
naturalmente chiunque ha il diritto di venire qua e dirmi che non è così, che quest’amministrazione
ha raggiunto grandi, no, anche solo buoni risultati. Però, onestamente, quali
sono? L’organizzazione della Festa del 3 Maggio con dei costi rilevantissimi in
un momento di crisi totale dell’economia? E tutto questo mentre parte del quartiere
del Borgo rimane chiusa perché pericolante? Tutto questo dopo diversi anni in
cui il Belvedere, la piazza sicuramente più suggestiva del paese, è stata deserta
perché crollava a pezzi? O vogliamo parlare della viabilità, un'altra nota dolente? Insomma, con tutto il rispetto e la passione per la Festa
e la tradizione che c’è dietro, e nella quale anche per faccende familiari sono
fiero di essere coinvolto, perché invece non investire tutto o almeno parte di quel
che ci stiamo spendendo per fermare l’emorragia di giovani? Capisco che detto così suona tutto
un po’ generico, ma se vogliamo fermarci a parlare di proposte concrete
facciamo pure, io sono pronto.
È vero poi che neanche nelle passate elezioni ho votato per questo
sindaco, ma almeno allora c’era un’alternativa valida, un nome fuori dalle logiche
politiche solite e di valore sicuro. A proposito, sono personalmente convinto
che con la dottoressa Como su quella poltrona, magari non avremmo risolto tutto,
ma ad oggi qualche problema in meno ce lo ritroveremmo e, quasi certamente,
anche degli uffici comunali notevolmente più efficienti. Stavolta, invece, non
me la sento proprio di votarla, l’alternativa. Niente contro il professore
Tagliavia (certo, ai miei occhi non gli giova essere stato vice di questo
signore qua), ma continuo a chiedermi perché mai una coalizione che ha coscienza
di partire sfavorita nella competizione elettorale non si giochi tutto con un
nome nuovo, che cambi le carte in tavola e spiazzi anche gli avversari. Non ci sono
giovani validi? O non se ne cercano?
Ovvio, nulla vieta che ascoltando i comizi degli aspiranti sindaci, se ce ne saranno, essi riescano a convincermi della bontà delle loro intenzioni, o che nel leggere la lista dei candidati al Consiglio Comunale qualche nome mi illumini, ma al momento la vedo dura. Nei discorsi, in particolare, immagino che troveremo il consueto mix di proposte generiche e manifestazioni di buona volontà. Mi sembra paradossale, ma per ascoltare dati e cifre l’unica possibilità è quella di vedere un comizio del signore a fianco. Eppure a Calatafimi oggi succede anche questo.
P.S. Ho evitato volutamente di discutere dei giochi della politica politicante, dei saltimbanchi da una coalizione all’altra perché mi sembra tempo perso. Due parole giusto su questa nuova moda di candidarsi per ottenere un trasferimento della sede di lavoro: passiamoci una mano sulla coscienza (per chi ce l’ha, è chiaro), per davvero vogliamo renderci complici dell’indegnità di chi non solo sfrutta a fini personali un incarico che, giusto per ricordarlo, andrebbe interpretato come un servizio alle collettività, ma neppure si vergogna di farlo alla luce del sole?
Dai, Vito. Dai. Spero che riceverai il sostegno da coloro che seguono questo profilo. Dai. Buon pezzo. Anche se sei stato molto morbido.
RispondiEliminaFrancesco Monacò