aprile 13, 2012

Posso affermare che non sono un idealista

Cominciamo così: molto probabilmente a votare non ci vado.
Perché più prima che poi un pezzo sulle elezioni bisognava scriverlo, ma di chiamarla politica non me la sento, ché i patrioti del Risorgimento o della Resistenza comincerebbero a rivoltarsi nella tomba come trottole. E perché la Festa del 3 Maggio incombe, pronta a monopolizzare ogni discorso. Un caso ma… che a qualcuno convenga così? In ogni caso, a Calatafimi saranno le prime amministrative di mia memoria per le quali, almeno nell’ultima settimana che le precede, non si parlerà come al solito dell’operato del sindaco uscente.

D’altra parte, mi dispiace che questo accada proprio per una giunta che, a mia opinione, s’è caratterizzata per un immobilismo anche superiore alla precedenti e di cui comunque, a bocce ferme, mi sento di apprezzare solo il lavoro che è stato fatto sullo smaltimento dei rifiuti (senza voler fare il chissà chi, ma nel 2008, in tempi del tutto non sospetti, avevo pubblicato un articolo su Comunità proprio sull’argomento, firmato insieme con due amici anche loro non politicanti). Questo traguardo non mi sembra affatto da poco, non per niente è arrivato il premio Riciclone con tutti gli annessi e connessi del caso, ad esempio il fatto che venga ricordato ad ogni occasione utile e naturalmente lo farei anch’io, se non avessi altro da mostrare. Però lo ascriverei più alla buona volontà di un assessore che ha lavorato positivamente che a un piano preciso di sviluppo.

Ora, io a Calatafimi ho passato davvero poco tempo e naturalmente chiunque ha il diritto di venire qua e dirmi che non è così, che quest’amministrazione ha raggiunto grandi, no, anche solo buoni risultati. Però, onestamente, quali sono? L’organizzazione della Festa del 3 Maggio con dei costi rilevantissimi in un momento di crisi totale dell’economia? E tutto questo mentre parte del quartiere del Borgo rimane chiusa perché pericolante? Tutto questo dopo diversi anni in cui il Belvedere, la piazza sicuramente più suggestiva del paese, è stata deserta perché crollava a pezzi? O vogliamo parlare della viabilità, un'altra nota dolente? Insomma, con tutto il rispetto e la passione per la Festa e la tradizione che c’è dietro, e nella quale anche per faccende familiari sono fiero di essere coinvolto, perché invece non investire tutto o almeno parte di quel che ci stiamo spendendo per fermare l’emorragia di giovani? Capisco che detto così suona  tutto un po’ generico, ma se vogliamo fermarci a parlare di proposte concrete facciamo pure, io sono pronto.

È vero poi che neanche nelle passate elezioni ho votato per questo sindaco, ma almeno allora c’era un’alternativa valida, un nome fuori dalle logiche politiche solite e di valore sicuro. A proposito, sono personalmente convinto che con la dottoressa Como su quella poltrona, magari non avremmo risolto tutto, ma ad oggi qualche problema in meno ce lo ritroveremmo e, quasi certamente, anche degli uffici comunali notevolmente più efficienti. Stavolta, invece, non me la sento proprio di votarla, l’alternativa. Niente contro il professore Tagliavia (certo, ai miei occhi non gli giova essere stato vice di questo signore qua), ma continuo a chiedermi perché mai una coalizione che ha coscienza di partire sfavorita nella competizione elettorale non si giochi tutto con un nome nuovo, che cambi le carte in tavola e spiazzi anche gli avversari. Non ci sono giovani validi? O non se ne cercano?

Ovvio, nulla vieta che ascoltando i comizi degli aspiranti sindaci, se ce ne saranno, essi riescano a convincermi della bontà delle loro intenzioni, o che nel leggere la lista dei candidati al Consiglio Comunale qualche nome mi illumini, ma al momento la vedo dura. Nei discorsi, in particolare, immagino che troveremo il consueto mix di proposte generiche e manifestazioni di buona volontà. Mi sembra paradossale, ma per ascoltare dati e cifre l’unica possibilità è quella di vedere un comizio del signore a fianco. Eppure a Calatafimi oggi succede anche questo.


P.S. Ho evitato volutamente di discutere dei giochi della politica politicante, dei saltimbanchi da una coalizione all’altra perché mi sembra tempo perso. Due parole giusto su questa nuova moda di candidarsi per ottenere un trasferimento della sede di lavoro: passiamoci una mano sulla coscienza (per chi ce l’ha, è chiaro), per davvero vogliamo renderci complici dell’indegnità di chi non solo sfrutta a fini personali un incarico che, giusto per ricordarlo, andrebbe interpretato come un servizio alle collettività, ma neppure si vergogna di farlo alla luce del sole?

1 commento:

  1. Dai, Vito. Dai. Spero che riceverai il sostegno da coloro che seguono questo profilo. Dai. Buon pezzo. Anche se sei stato molto morbido.

    Francesco Monacò

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